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L'umanità, «per la sua originaria e fondamentale aspirazione, per il suo sviluppo nel tempo e nello spazio», è un «organismo naturale», un'«unità spirituale, che si esprime, si arricchisce, si perfeziona attraverso la pluralità delle nazioni». È con queste considerazioni che Maurice Blondel (1861-1949) delinea la prospettiva entro la quale si svolge la sua lezione su Patrie et Humanité, tenuta nel 1928 alla Semaine Sociale de Paris. Lo scavo minuzioso riguardante il terreno epistemologico a cui sono riconducibili gli individualismi personali e collettivi responsabili del «nazionalismo esacerbato», l'appello al principio di carità come unica risorsa dei popoli per affrancarsi dalla «corsa all'odio, alla guerra, alla morte», fanno della lezione di Blondel non solo un'audace denuncia nei confronti dei nazionalismi esclusivi all'epoca assai diffusi, ma anche un contributo stimolante di sorprendente attualità.